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Infortunio del lavoratore in nero: sì al risarcimento!

Il fenomeno del lavoro in nero (definito anche sommerso o irregolare) – ossia quello in cui non vi è un regolare contratto di lavoro e il datore di lavoro non comunica l’assunzione del lavoratore – è, purtroppo, molto diffuso in Italia.

Si stima che siano circa 3,2 milioni i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi. Si tratta di una vera e propria piaga sociale che ha molte conseguenze negative: infatti questi oltre 3 milioni di lavoratori non hanno alcuna tutela e assistenza.

Come è noto, il lavoratore regolarmente assunto che subisce un infortunio sul posto di lavoro, oppure durante il tragitto nel caso dell’infortunio in itinere, ha diritto ad un’indennità corrisposta dall’Inail d’importo e modalità variabili a seconda del danno subito (per approfondire l’argomento del calcolo dell’indennizzo puoi leggere questo articolo).

È lecito allora chiedersi: vale anche nel caso di lavoro in nero? Cioè, senza un regolare contratto, chi risarcisce il dipendente in nero dal danno provocato dall’infortunio sul lavoro?

A questo interrogativo ha recentemente dato risposta la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 23809/2022.

La vicenda

Un datore di lavoro aveva incaricato un lavoratore di eseguire “in nero” dei lavori ad alta quota, fornendogli la scala dalla quale il lavoratore purtroppo cadeva, mentre era intento nello svolgimento del lavoro assegnatogli, procurandosi gravi danni fisici.

Il datore di lavoro veniva condannato, prima dal Tribunale e poi dalla Corte d’Appello, per il reato di lesioni personali ai danni del lavoratore, aggravato dalla violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, non avendogli, tra l’altro, fornito i mezzi di protezione adeguati.

Avverso la sentenza d’Appello il datore di lavoro proponeva ricorso per Cassazione, deducendo, tra i vari motivi di impugnazione, anche l’inapplicabilità delle norme in tema di sicurezza sul lavoro nel caso di lavoro in nero.

Infortunio del lavoratore in nero: la decisione della Cassazione.

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23809/2022 ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dal datore di lavoro, confermando, quindi, la condanna a suo carico stabilita nei due precedenti gradi di giudizio.

Secondo la Cassazione, infatti, le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro di cui al D. Lgs. 9/4/2008 n. 81, che presuppongono necessariamente l’esistenza di un rapporto di lavoro, si applicano anche nel caso che non sussista un formale contratto di lavoro.

A questa conclusione i giudici sono arrivati partendo dalla definizione di “lavoratore” offerta dall’art. 2 del D. Lgs. n. 81/2008, secondo il quale il lavoratore è la persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato con o senza retribuzione.

Il legislatore ha, pertanto, ritenuto rilevante, non già la qualifica del soggetto, quanto piuttosto il fatto che costui avesse svolto, su richiesta del “datore di lavoro”, nel luogo da questi indicato e con i mezzi da questi messi a disposizione, mansioni lavorative.

Proprio muovendo da tale premessa, i giudici avevano ritenuto provato che il lavoratore danneggiato avesse svolto attività lavorativa su richiesta del datore di lavoro imputato, al quale competeva pertanto di verificare i rischi inerenti alla prestazione richiesta, informare il lavoratore e dotarlo di strumenti adeguati e idonei a scongiurare l’avverarsi di rischi connessi a quell’attività.

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Infortunio del lavoratore in nero: indennizzo INAIL

In base ai superiori principi espressi dalla Suprema Corte di Cassazione, al lavoratore in nero in caso d’infortunio si applicano le medesime tutele riconosciute ai dipendenti con regolare contratto.

Dunque, questo può avere diritto, in base alla gravità dei danni subiti, ad un indennizzo o ad una rendita vitalizia.

La gravità della lesione, che tecnicamente viene definita “danno biologico”, e il relativo risarcimento, vengono valutati dall’Inail in base a parametri predefiniti:

Invalidità inferiore al 6%: non è previsto un indennizzo Inail;

Invalidità dal 6% al 15%: l’indennizzo del danno biologico calcolato in base alle tabelle Inail viene corrisposto in un’unica soluzione;

Invalidità superiore al 16%: il risarcimento da parte dell’Inail consiste in una rendita, che verrà corrisposta al lavoratore infortunato dopo la guarigione, sempre calcolato in base alle tabelle per la valutazione delle menomazioni.

Infortunio del lavoratore in nero: risarcimento del datore di lavoro

Occorre inoltre valutare la responsabilità del datore di lavoro, come nel caso dell’infortunio colposo visto sopra, può essere obbligato a sua volta ad un risarcimento calcolato in proporzione alla gravità dell’evento.

Ben si comprende come il calcolo del risarcimento danni per infortunio sul lavoro sia un tema molto complesso, per cui è molto importante che una pratica di infortunio sia gestita con la massima precisione da un professionista esperto in materia, al fine di individuare quale sia il metodo corretto da seguire. 

Si stima, infatti, che ogni anno, in Italia, si verificano circa 400 mila infortuni sul lavoro e che di questi solo una piccola percentuale venga risarcita in maniera corretta.

Cosa deve fare il lavoratore in nero per essere tutelato in caso di infortunio sul lavoro?

Rivolgersi ad uno studio legale qualificato e specializzato nella valutazione dei casi di infortunio e incidenti sul lavoro è sicuramente il primo passo fondamentale!

Il riconoscimento delle suddette tutele, infatti, non è automatico e presuppone che il lavoratore presenti una apposita denuncia d’infortunio.

Solitamente, in presenza di un regolare contratto, è il datore di lavoro a farlo, ma chiaramente ciò non accade nel caso di lavoro in nero, in cui il datore di lavoro teme ripercussioni per non aver assunto regolarmente il lavoratore.

Sarà dunque quest’ultimo a doversi attivare, presentando all’Inail la relativa denuncia dell’infortunio, accompagnata da un’ulteriore denuncia presso l’Ispettorato territoriale del lavoro, finalizzata a chiedere la regolarizzazione del lavoro in nero.

La denuncia d’infortunio deve contenere alcune importanti informazioni, quali: descrizione dell’evento con indicazione di data, ora, luogo e circostanze in cui si è prodotto l’evento; indicazione di eventuali testimoni; indicazioni sull’attività lavorativa svolta ecc.

La denuncia di infortunio va poi corredata con la documentazione medica che attesta l’infortunio e le conseguenze dello stesso.

Vista la complessità della materia, nel caso in cui si subisca un infortunio, si consiglia vivamente di rivolgersi ad un legale esperto per ottenere un risarcimento adeguato e minimizzare i tempi per la definizione del sinistro. Il nostro Studio vanta un’esperienza decennale in materia di risarcimento danni da infortunio sul lavoro e si avvale dei migliori consulenti di parte per la corretta quantificazione del danno biologico.

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teresa de stefano
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Fulvio Fulvio
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